Quando si parla di demenza, l’attenzione si concentra spesso su cure mediche, gestione dei sintomi e supporto ai caregiver. Tuttavia, un aspetto fondamentale e troppo poco dibattuto è la sessualità e la tenerezza delle persone che convivono con la demenza: un diritto alla dignità, all’intimità e alla connessione emotiva che meritano rispetto e riconoscimento.
La demenza non sopprime il desiderio di contatto
Studi condotti su popolazioni anziane mostrano che la tenerezza fisica non svanisce con gli anni o con il declino cognitivo. In una ricerca su oltre 4.000 adulti over 60, è emerso che il rischio cognitivo riduce la probabilità di tenerezza (baci, carezze), ma non la annulla completamente: le coppie con lieve decadimento cognitivo hanno probabilità da 1,5 a 2 volte più basse rispetto a quelle cognitive sane, ma continuano a desiderare affetto fisico . Un altro studio ha evidenziato che tra gli anziani conviventi in coppia, oltre l’80% ha avuto contatti fisici negli ultimi sei mesi .
Queste evidenze sottolineano come la sessualità e la tenerezza siano profondamente connesse al benessere psicofisico e alla relazione di coppia, anche in presenza di demenza.
Sfide etiche e pratiche nelle strutture
In contesti residenziali, il tema assume sfumature delicate. Spesso si tende a reprimere la sessualità dell’anziano con demenza per timore di abusi o imbarazzo, ma senza linee guida chiare a tutela del desiderio e della privacy. L’assenza di supporto etico e tecnico può portare a decisioni arbitrarie, a volte farmacologiche, ignare dei bisogni di affetto e intimità
Ricerche recenti sostengono che la capacità decisionale sessuale dovrebbe essere valutata individualmente, considerando la storia personale e il contesto affettivo, evitando di ridurre la persona a un paziente da controllare . Non si tratta di approvare ogni comportamento, ma di riconoscere l’importanza della sessualità come parte della dignità umana.
Ritrovare la tenerezza nella coppia
Uno studio qualitativo del 2023 con coppie in cui uno ha demenza ha confermato che l’intimità, il tocco e la sensazione di essere “voluti e necessari” creano una continuità affettiva vitale. L’intimità non è scomparsa dopo la diagnosi, ma si evolve, mantenendo un ponte emotivo tra i partner.
Questo dimostra che tenerezza e cura non sono accessori, ma devono essere parte integrante delle pratiche assistenziali. Le strutture, i caregiver e le famiglie possono imparare a riconoscere e facilitare questi momenti di contatto affettivo, invece di reprimerli.
Strumenti per un approccio rispettoso
Formazione e sensibilizzazione
Professionisti e familiari vanno formati a riconoscere la sessualità come bisogno umano anche nell’anziano con demenza, imparando a gestire comportamenti imbarazzanti in modo empatico.
Linee guida personalizzate
Valutazione del desiderio e della capacità di consenso su base individuale, con lo sguardo alla storia di coppia e ai limiti cognitivi attuali .
Privacy e spazi adeguati
Garantire momenti e luoghi di intimità dove la coppia può esprimersi senza timori o giudizio.
Comunicazione aperta e supporto
Favorire dialoghi tra operatori e famiglie, normalizzando la discussione su questi temi, spesso vissuti in silenzio .
Verso una cura empatica e completa
In sintesi, affrontare il tema della sessualità nella demenza significa riconoscere la persona nella sua interezza, riappropriandosi del diritto alla tenerezza, all’intimità, alla relazione affettiva, nonostante la malattia.
La demenza può togliere ricordi, ma non cancella il desiderio di essere amati. Ecco perché valorizzare il diritto alla tenerezza è una pietra miliare di una cura veramente centrata sulla persona.
“La tenerezza è la forma più pura di rispetto, perché riconosce appieno l’altro.”
— Diane Ackerman
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