La ricerca sui marcatori plasmatici per la demenza è in rapido sviluppo, poiché offre la possibilità di individuare precocemente e monitorare l’evoluzione di questa patologia in modo meno invasivo rispetto ai tradizionali test sul fluido cerebrospinale (CSF). Questi biomarcatori, rilevabili attraverso esami del sangue, potrebbero rivoluzionare la diagnosi delle demenze e, in particolare, dell’Alzheimer, migliorando l’accesso agli screening e aprendo nuove strade per terapie mirate.

Cosa sono i marcatori plasmatici e perché sono importanti?

I marcatori plasmatici sono proteine, lipidi e altri metaboliti presenti nel sangue che possono indicare specifici processi patologici, tra cui neuroinfiammazione, neurodegenerazione e accumulo anomalo di proteine, come la beta-amiloide e la tau, che sono caratteristiche della demenza di Alzheimer. Attualmente, i test sul CSF sono considerati tra i più precisi per rilevare questi biomarcatori, ma richiedono una procedura invasiva. I marcatori plasmatici, d’altro canto, rappresentano un’alternativa più semplice e meno costosa, ideale per monitoraggi regolari e screening su larga scala​

I marcatori plasmatici promettenti per l’Alzheimer e altre demenze

Le proteine tau fosforilate (p-tau217 e p-tau181)

Recentemente, studi hanno evidenziato il ruolo cruciale delle proteine tau fosforilate, in particolare la p-tau217 e la p-tau181, come marcatori specifici per l’Alzheimer. La p-tau217, in particolare, ha mostrato una buona capacità di distinguere il deterioramento cognitivo lieve (MCI) dall’Alzheimer, rendendola un marcatore prezioso per la diagnosi precoce della malattia. Questo è un avanzamento significativo poiché consente ai clinici di identificare i pazienti nelle prime fasi, quando le terapie preventive potrebbero essere più efficaci.

L’accumulo di beta-amiloide

La beta-amiloide (Aβ), una proteina la cui aggregazione è associata all’Alzheimer, può essere rilevata anche nel plasma, e i rapporti tra le sue diverse isoforme, come Aβ42 e Aβ40, sono stati utilizzati per stimare il rischio di accumulo di placche nel cervello. La riduzione del rapporto Aβ42/Aβ40 è un indicatore di rischio per l’Alzheimer, poiché un livello ridotto di Aβ42 nel sangue è correlato a un accumulo maggiore di placche di amiloide nel cervello​

Lipidi e metaboliti: nuove frontiere nello studio dei marcatori plasmatici

Uno studio recente ha esaminato il ruolo dei lipidi e dei metaboliti presenti nel plasma, suggerendo che particolari profili lipidici possono essere associati a diverse forme di demenza. Ad esempio, un alto rapporto di trigliceridi nei lipidi a bassa densità (LDL) è risultato essere un indicatore di rischio per la demenza vascolare, mentre rapporti più elevati di colesterolo e colesterolo libero potrebbero avere un effetto protettivo contro l’Alzheimer. Questa scoperta apre nuovi orizzonti nella personalizzazione della prevenzione della demenza in base ai profili lipidici individuali​

Nuove tecnologie per migliorare la rilevazione dei marcatori plasmatici

Sebbene la rilevazione dei marcatori plasmatici presenti delle sfide tecniche – come le concentrazioni molto basse di questi biomarcatori nel sangue – i progressi nella tecnologia di rilevamento hanno reso possibile individuare con maggiore precisione i segnali di neurodegenerazione e neuroinfiammazione. Tecniche avanzate, come la spettrometria di massa ad alta sensibilità, hanno già mostrato risultati promettenti in studi con grandi coorti, e potrebbero presto rendere i test plasmatici una realtà clinica diffusa​

Altri fluidi biologici in esplorazione: saliva e urine

Parallelamente ai marcatori plasmatici, anche altri fluidi biologici come saliva e urine sono stati esplorati per la loro utilità diagnostica. La saliva, ad esempio, contiene proteine e metaboliti legati alla neurodegenerazione e alla neuroinfiammazione. Recenti studi hanno evidenziato che un pannello di proteine infiammatorie nella saliva può distinguere pazienti con deterioramento cognitivo lieve (MCI) da quelli con Alzheimer. Anche le urine si sono dimostrate promettenti: alcune ricerche hanno identificato il formaldeide come un metabolita presente in concentrazioni più elevate nei pazienti con Alzheimer​

Conclusioni: il futuro dei marcatori plasmatici nella diagnosi della demenza

I marcatori plasmatici rappresentano una strada promettente per migliorare la diagnosi e il monitoraggio delle demenze in modo meno invasivo e più accessibile rispetto ai tradizionali test sul CSF. Sebbene ci siano ancora ostacoli tecnici, la ricerca sta facendo passi avanti per integrare questi test nella pratica clinica. Le proteine tau fosforilate, la beta-amiloide e i profili lipidici sono solo alcuni dei marcatori che potrebbero presto divenire parte integrante degli screening per la demenza, contribuendo a una diagnosi precoce e a trattamenti più tempestivi e personalizzati.

Questi biomarcatori potrebbero rivoluzionare la gestione della demenza, migliorando le possibilità di intervento nelle fasi iniziali della malattia e offrendo nuove prospettive per la ricerca su trattamenti mirati e strategie di prevenzione.

“Una diagnosi tempestiva e accurata è cruciale per determinare le migliori opzioni di trattamento per le persone affette da malattia di Alzheimer o da una demenza correlata”

— National Institute on Aging

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