Essere un caregiver a tempo pieno è un impegno profondo, totalizzante, spesso invisibile agli occhi degli altri. Prendersi cura di una persona affetta da demenza non significa solo assisterla nei gesti quotidiani, ma diventare parte attiva della sua terapia non farmacologica. Significa adattare la propria vita, le proprie emozioni, le proprie giornate ai ritmi imposti dalla malattia.
Chi vive con la demenza ha bisogno degli altri: di presenza, pazienza, comprensione. Ma per garantire davvero questa assistenza di qualità, chi si prende cura – familiari o operatori – deve a sua volta essere in equilibrio. Il benessere della persona con demenza dipende in modo diretto dal benessere di chi la assiste. Eppure, troppo spesso il caregiver si dimentica di sé.
Quando chi cura si ammala
La demenza è una malattia che coinvolge tutta la famiglia, ma il caregiver – la persona che si prende cura con maggiore continuità – è colui che rischia di pagare il prezzo più alto. Ansia, senso di colpa, isolamento, tristezza e stanchezza cronica sono solo alcuni dei segnali che si manifestano quando il carico diventa eccessivo. Con il tempo, questi stati possono trasformarsi in sintomi fisici: cefalee ricorrenti, insonnia, alterazioni della pressione, problemi gastrointestinali e immunitari, fino a vere e proprie patologie croniche.
Alcuni studi dimostrano che i caregiver di persone con demenza presentano un rischio di mortalità più alto rispetto a chi non ha mai ricoperto questo ruolo. La malattia, in questi casi, colpisce anche chi assiste: il caregiver diventa la seconda vittima.
Prevenire il burnout: prendersi cura anche di sé
Ma è possibile cambiare rotta. Prevenire il burnout, evitare che lo stress diventi malattia, significa imparare a riconoscere i propri limiti e a chiedere aiuto. Significa educarsi a nuove strategie emotive e pratiche per affrontare la quotidianità con maggiore lucidità, accettazione e resilienza.
Saper entrare nel mondo della persona con demenza, comprenderne i comportamenti, riconoscerne le emozioni nascoste, è una delle abilità fondamentali per ridurre il carico percepito. Chi si limita al solo controllo o contenimento, rischia di aumentare i comportamenti disturbanti del malato. Chi invece riesce ad ascoltare, interpretare e rispondere in modo adeguato, scopre che anche l’assistenza può diventare più fluida, meno conflittuale, più umana.
Formarsi, condividere, non restare soli
È in quest’ottica che nasce il nuovo corso organizzato da SOFIA, rivolto a caregiver familiari e operatori, pensato per fornire strumenti pratici di gestione dello stress, delle emozioni e delle relazioni difficili. Un percorso che vuole aiutare chi si prende cura a non dimenticare sé stesso, a riconoscere i propri bisogni e a costruire una rete di supporto.
Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma di responsabilità. Nessuno dovrebbe affrontare da solo un percorso così complesso e delicato come quello dell’assistenza a una persona con demenza. Prendersi cura di sé, imparare a respirare, a fermarsi, a condividere il peso, è il primo passo per prendersi cura meglio anche dell’altro.
Perché il benessere di chi assiste è parte fondamentale della cura.
“Curare una persona significa non solo alleviare la sua sofferenza, ma anche proteggerla dalla solitudine e dall’indifferenza.”
— Paul Tournier, medico e scrittore svizzero, pioniere della medicina psicosomatica
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